In alti articoli ho già delucidato che sostanze chiamate neurotrasmettitori o neuro ormoni (a seconda della loro natura) hanno la capacità di tradurre le nostre emozioni in veri e propri stati d’animo che poi si trasformano in reazioni vere e concrete.
In primis come la dopamina, la serotonina, la noradrenalina e l’adrenalina, svolgano compiti fondamentali all’interno del nostro cervello interagendo con il sistema limbico e le sue formazioni.
A loro sono lasciate la delicata decodifica delle informazioni che riceviamo dall’interno e dall’esterno del nostro corpo per poter dare il via ad un segnale chimico-elettrico che possa produrre una reazione. Deduciamo che non sono solamente portatori di informazioni ma veri e propri trasportatori di modifiche comportamentali in relazione a cosa, a come e a quando percepiamo gli eventi. Ognuno di questi neurotrasmettitori ha delle competenze specifiche legandosi a particolari recettori discriminando le informazioni che danno luogo ad un’azione inibitoria o eccitatoria. Dobbiamo apprendere che siamo un intero copro che reagisce per stimoli ma in grado anche di promuoverli e che questi neuromodulatori hanno anche un compito estremamente importante nella formazione, nella ripetizione, nella memoria di ogni comportamento e nella plasticità che interagisce con la nostra intelligenza e grado di attenzione. Non sono solamente sostanze che modificano la fisiologia sistemica e\o organica (come aumento pressorio, inibizione di altri ormoni, broncodilatazione, motilità intestinale ecc…) ma anche interruttori che interagendo fra di loro, plasmano e alterano i nostri pensieri, stati d’animo, azioni e comportamenti.
Le emozioni che generiamo influenzano tutto il sistema cerebrale.
Joseph Le Doux, neuroscienziato della New York University sullo studio dell’amigdala e sue funzioni, asserisce che la nostra mente è ”un sistema integrato che include reti sinaptiche dedite a funzioni cognitive, emozionali e motivazionali”. Essendo il cervello un organo plastico, gli stati emotivi lo plasmano partecipando attivamente alla costruzione di se.. nel bene o nel male.
Continua asserendo che l’attività mentale è in grado di produrre effetti biologici sul cervello.
Antonio Damasio, noto neurobiologo contemporaneo, professore di neurologia dello Iowa, parte da una concezione estremamente chiara ma rivoluzionaria. “Siamo organismi viventi portati a risolvere problematiche quotidiane per la sopravvivenza organica”. Andiamo dal reperimento dell’energia, dall’approvvigionamento, all’autodifesa di malattie ecc…
Ripeto più volte infatti come questi neurotrasmettitori abbiano il potere di favorire la concentrazione, l’attenzione e l’efficienza neurale per imprimere ricordi ed emozioni. Tutta questa iperstimolazione è soprattutto enfatizzata e ottimizzata se l’attività che si sta praticando o solamente pensando di mettere in atto, rispecchia la nostra volontà più vicina ai più veri desideri! Proseguendo la logica e andando avanti per concludere, l’iperstimolazione dunque di dopamina (che come abbiamo già detto è precursore delle altre 2 catecolamine), stimola e favorisce la secrezione di un altro ormone fondamentale: il testosterone. Quest’ultimo, ormone androgeno maschile per eccellenza, ha un importanza cardine in vari processi come ad esempio rafforzare la stessa dopamina, migliorare l’umore, l’autostima, la motivazione ma anche di innalzare il sistema immunitario complessivo. E non solo per l’uomo, anche per la donna!
Sappaite che il testosterone più volt è stato al centro di discussioni scientifiche sulle malattie a patogenesi autoimmune (malattie per cui non è possibile ricondurle a qualche motivo: sclerosi multipla, morbo di crohn, lupus eritematoso sistemico..). La sua carenza è causa della sindrome depressiva e quest’ultima ne è al tempo stesso anche il motivo. Pensieri negativi, stress cronici e anche diminuzioni fisiologhe (magari legate all’età biologica) alternano anche il profilo nei neuroormoni alternando anche la secrezione di testosterone. Quel che viviamo anche rispetto agli eventi ambientali porta ad alterare l’espressione del nostro corredo genetico modificando l’efficienza cerebrale e delle sostanze che ne sono protagoniste.
Refrenze:
- LeDoux J., 1996, The Emotional Brain. The Mysterious Underpinnings of Emotional Life, New York, Simon & Schuster (tr. it. Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni, Milano, Dalai, 2003).
- Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).
- Damasio, A. R. (1995). L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Milano: Adelphi.
- Damasio, A. R., Grabowski, T. J., Bechara, A. Damasio, H., Ponto, L. L. B., Parvizi, J., Hichwa, R. D. (2000). Subcortical and cortical brain activity during the feeling of self-generated emotions. Nature Neuroscience, 3, pp.1049-1056.
- Bottaccioli, Psiconeuroendocrinoimmunologia: i fondamenti scientifici delle relazioni mente-corpo. Le basi razionali della medicina integrata, Milano 1995, 20052.